Sempre più studi, nel corso degli ultimi anni, hanno evidenziato un ruolo indipendente dell’obesità per lo sviluppo di fibrillazione atriale (1). I dati delle coorti di Framingham e del Women’s Health Study dimostrano una stretta relazione tra incremento del peso corporeo e rischio di sviluppare fibrillazione atriale (2,3,4). Vari studi hanno evidenziato che circa il 20% di nuovi casi di fibrillazione atriale è risultato riconducibile alla presenza di un body mass index > 25 kg/m2 (5,6), dati che portano a identificare nell’eccedenza ponderale il più importante fattore di rischio modificabile per fibrillazione atriale dopo l’ipertensione arteriosa.
La relazione tra obesità e fibrillazione atriale è indipendente dalla presenza di fattori che tipicamente ad essa si associano, quali il diabete e l’ipertensione arteriosa, come pure dalla presenza di sindrome delle apnee ostruttive.
Le evidenze scientifiche suggeriscono un ruolo fisiopatologico diretto dell’obesità nella genesi della fibrillazione atriale (Figura 1) (1). Le alterazioni emodinamiche che accompagnano l’obesità possono contribuire in misura rilevante all’insorgenza di fibrillazione atriale. Il paziente obeso presenta spesso un aumento della volemia che si traduce in un sovraccarico funzionale a livello cardiaco con conseguenti fenomeni di rimodellamento ventricolare che nel lungo termine possono indurre ripercussioni sull’emodinamica atriale e sulla sua architettura strutturale con fibrosi e dilatazione (1). L’accumulo di grasso a livello epicardico rappresenta un ulteriore determinante fisiopatologico della fibrillazione atriale nel paziente con eccedenza ponderale in ragione della sua capacità di indurre fibrosi atriale attraverso una azione paracrina delle adipocitochine. Inoltre, le apnee ostruttive, molto frequenti nel paziente obeso, contribuiscono ad aumentare il rischio di fibrillazione atriale attraverso molteplici meccanismi fisiopatologici che includono l’aumento dello stress ossidativo, dell’infiammazione e dell’attivazione neuro-ormonale.
La stretta correlazione, fra eccedenza ponderale, fibrillazione atriale ed ipertensione arteriosa, pone questo profilo di pazienti nella situazione di dover monitorare i propri livelli pressori e svolgere screening per la fibrillazione atriale. Oggi sono disponibili dispositivi che consentono la misurazione accurata della pressione arteriosa anche in soggetti con eccedenza ponderale e, contemporaneamente, la registrazione di un tracciato elettrocardiografico a singola derivazione della durata di 30 secondi, adeguata allo screening della fibrillazione atriale. Questi moderni dispositivi consentono di coniugare in modo ottimale le esigenze di una misurazione pressoria accurata con l’opportunità di uno screening affidabile della fibrillazione atriale.
Bibliografia
- Javed S et al. Obesity and atrial fibrillation: making inroads through fat. Eur Heart J Cardiovasc Pharmacother 2021 Jan 16;7(1):59-67.
- Tedrow UB, et al. The long- and short-term impact of elevated body mass index on the risk of new atrial fibrillation the WHS (Women’s Health Study). J Am Coll Cardiol 2010;55:2319–2327.
- Echahidi N, et al. Obesity and metabolic syndrome are independent risk factors for atrial ibrillation after coronary artery bypass graft surgery. Circulation 2007;116:I213–I219.
- Wang TJ, et al. Obesity and the risk of new-onset atrial fibrillation. JAMA 2004;292:2471–2477.
- Morin DP, et al. The state of the art: atrial fibrillation epidemiology, prevention, and treatment. Mayo Clin Proc 2016;91:1778–1810.
- Huxley RR, et al. Absolute and attributable risks of atrial fibrillation in relation to optimal and borderline risk factors: the Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) study. Circulation 2011;123:1501–1508.
Sempre più studi, nel corso degli ultimi anni, hanno evidenziato un ruolo indipendente dell’obesità per lo sviluppo di fibrillazione atriale (1). I dati delle coorti di Framingham e del Women’s Health Study dimostrano una stretta relazione tra incremento del peso corporeo e rischio di sviluppare fibrillazione atriale (2,3,4). Vari studi hanno evidenziato che circa il 20% di nuovi casi di fibrillazione atriale è risultato riconducibile alla presenza di un body mass index > 25 kg/m2 (5,6), dati che portano a identificare nell’eccedenza ponderale il più importante fattore di rischio modificabile per fibrillazione atriale dopo l’ipertensione arteriosa.
La relazione tra obesità e fibrillazione atriale è indipendente dalla presenza di fattori che tipicamente ad essa si associano, quali il diabete e l’ipertensione arteriosa, come pure dalla presenza di sindrome delle apnee ostruttive.
Le evidenze scientifiche suggeriscono un ruolo fisiopatologico diretto dell’obesità nella genesi della fibrillazione atriale (Figura 1) (1). Le alterazioni emodinamiche che accompagnano l’obesità possono contribuire in misura rilevante all’insorgenza di fibrillazione atriale. Il paziente obeso presenta spesso un aumento della volemia che si traduce in un sovraccarico funzionale a livello cardiaco con conseguenti fenomeni di rimodellamento ventricolare che nel lungo termine possono indurre ripercussioni sull’emodinamica atriale e sulla sua architettura strutturale con fibrosi e dilatazione (1). L’accumulo di grasso a livello epicardico rappresenta un ulteriore determinante fisiopatologico della fibrillazione atriale nel paziente con eccedenza ponderale in ragione della sua capacità di indurre fibrosi atriale attraverso una azione paracrina delle adipocitochine. Inoltre, le apnee ostruttive, molto frequenti nel paziente obeso, contribuiscono ad aumentare il rischio di fibrillazione atriale attraverso molteplici meccanismi fisiopatologici che includono l’aumento dello stress ossidativo, dell’infiammazione e dell’attivazione neuro-ormonale.
La stretta correlazione, fra eccedenza ponderale, fibrillazione atriale ed ipertensione arteriosa, pone questo profilo di pazienti nella situazione di dover monitorare i propri livelli pressori e svolgere screening per la fibrillazione atriale. Oggi sono disponibili dispositivi che consentono la misurazione accurata della pressione arteriosa anche in soggetti con eccedenza ponderale e, contemporaneamente, la registrazione di un tracciato elettrocardiografico a singola derivazione della durata di 30 secondi, adeguata allo screening della fibrillazione atriale. Questi moderni dispositivi consentono di coniugare in modo ottimale le esigenze di una misurazione pressoria accurata con l’opportunità di uno screening affidabile della fibrillazione atriale.
Bibliografia
- Javed S et al. Obesity and atrial fibrillation: making inroads through fat. Eur Heart J Cardiovasc Pharmacother 2021 Jan 16;7(1):59-67.
- Tedrow UB, et al. The long- and short-term impact of elevated body mass index on the risk of new atrial fibrillation the WHS (Women’s Health Study). J Am Coll Cardiol 2010;55:2319–2327.
- Echahidi N, et al. Obesity and metabolic syndrome are independent risk factors for atrial ibrillation after coronary artery bypass graft surgery. Circulation 2007;116:I213–I219.
- Wang TJ, et al. Obesity and the risk of new-onset atrial fibrillation. JAMA 2004;292:2471–2477.
- Morin DP, et al. The state of the art: atrial fibrillation epidemiology, prevention, and treatment. Mayo Clin Proc 2016;91:1778–1810.
- Huxley RR, et al. Absolute and attributable risks of atrial fibrillation in relation to optimal and borderline risk factors: the Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) study. Circulation 2011;123:1501–1508.
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